"VENTO"
"VENTO"
Capitolo tratto dal libro ARCHITETTURA DELLE RELAZIONI di Dario COSTI
Spazio dell'interazione e filosofia del paesaggio
Sono arrivato a riconoscere il chiaro sguardo fenomenologico di Simmel nei suoi scritti belli e penetranti su Michelangelo, intesi come meditazione sulla tragedia. È questo un pretesto dalla straordinaria forza per ricercare e riscoprire nelle sue opere l'essenza dell'umanità nella condizione dialettica della convivenza di anima e corpo, spirito e natura, suggestione e concretezza, vita e forma. Pittura e scultura diventano allora opportunità per descrivere l'irriducibile lotta universale tra queste opposizioni casuali. La ricerca artistica di Michelangelo è quindi diretta espressione di una dinamica esistenziale espressa attraverso i contrasti: l'atmosfera e il dolore dell'anima sono direttamente la forma e il movimento di questi corpi, o, per meglio dire, la loro qualità.
È in questa idea che la realtà è espressione di una profondità fatta di relazioni e conflitti, e che l’esperienza umana è al centro di questo racconto, che l’architettura può dedicarsi alle sue riflessioni sullo spazio e sul paesaggio, costruendo ponti tra filosofia e filosofia. . sociologia. Simmel ha ricordato la definizione di Kant: lo spazio è la possibilità di stare insieme. In parte, sviluppa e chiarisce questo resoconto sottolineando il primato della qualità della relazione tra le altre caratteristiche. Tuttavia, lo spazio non è la struttura o il contesto di ciò che accade, è, al contrario, esso stesso il prodotto delle relazioni sociali.
Riconoscere che la realtà fisica così come la percepiamo è in realtà il significato che le attribuiamo stravolge completamente il senso della nostra riflessione e del nostro approccio al tema. Simmel lo ha detto molto chiaramente: lo spazio non è un fatto spaziale con effetti sociologici, ma un fatto sociologico formatosi nello spazio. È la nostra trasformazione che connette le cose, è la sintesi di azioni che uniscono alcuni elementi in un tutto. Questa unità instabile diventa la nostra rappresentazione di ciò che vediamo. La prima cosa da fare è limitare questa esplorazione intorno a noi. Il riconoscimento di un territorio è quindi una questione culturale decisiva; la definizione dei limiti è la condizione per comprendere il significato unitario delle relazioni che attiviamo. Questo confine è proprio ciò che condiziona l’ambiente fisico come specchio dell’esistenza umana.
Solo allora, grazie alla definizione dell’involucro concettuale e all’attribuzione di valore alle parti che al suo interno identifichiamo, lo spazio come regione dimensionale diventa luogo di relazioni tra le cose e apre possibilità di sedimentazione di esperienze, emozioni, ricordi. e identità.
Come architetti, siamo molto interessati alla centralità delle connessioni tra gli elementi che ci circondano all'interno di un campo visivo limitato. Le relazioni come interazioni sono strumenti necessari per le molteplici costruzioni di un unico significato che attribuiamo a una realtà precisa, legando insieme in modo interattivo frammenti o parti altrimenti insignificanti.
Questa proiezione intellettuale di Simmel sullo spazio si riarticola e si concretizza nella riflessione sul paesaggio alla ricerca di un carattere unificante, l'universalità in cui tutti i dettagli si incontrano. La realtà ci fornisce esempi straordinari del tipo speciale di sospensione spirituale in cui possiamo essere immersi. Di conseguenza, i risultati intangibili ma significativi dei sistemi relazionali sono visibili ovunque. La stimolazione di un paesaggio è diffusa in tutti i suoi singoli elementi, e spesso è impossibile determinare quale di essi ne sia la causa. In un modo difficilmente definibile, tutti ne fanno parte ma non esistono al di fuori di questi contributi né è costituito da essi.
La Stimmung è una qualità oggettiva del paesaggio da interpretare come prodotto soggettivo.
Per ognuno di noi, in modo comparabile ma sempre il paesaggio è quindi diventato uno spazio grazie all'azione che abbiamo attivato con e tra le parti che lo compongono.
È il nostro modo di percepire un carattere d'insieme, la forma spirituale che avvertiamo.
Non si tratta di astratto ma al contrario di una sensazione culturale da avvertire individualmente attraverso le azioni coordinate della vista e dell'udito.
Cogliamo, in altre parole, un'intonazione su cui sintonizzarci.
Offriamo la nostra disposizione emotiva all'atmosfera della quale accettiamo così in cambio un condizionamento, attivando una relazione con essa: Vediamo il paesaggio sentendolo inseparabilmente dalla disposizione sentimentale in cui ci troviamo. luogo e si pone il paesaggio . La questione di cosa questo carattere unitario riesca a suscitare in chi lo prova ci porta a considerare l'importanza del vissuto di chi apprezza questo insieme di significati nella sintesi poetica.
L'atmosfera in cui siamo immersi, il tono spirituale posto è quindi una base di lavoro su cui si divide tra oggettivo e soggettivo.
Non si tratta però solo di conoscere le caratteristiche del progetto e di essere disposti ad ascoltare le qualità da evidenziare con l'architettura.
È anche un esempio e uno stimolo alle sperimentazioni finalizzate ad un'esperienza poetica su che da sempre abbiamo.
A cura di Sandro MARTUCCI e Martina SDOGA
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